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Domenica 10 novembre:Dio non è dei morti, ma dei viventi.

pubblicato da admin il Mer, 11/06/2019 - 16:41

Vangelo

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 20,27-38)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».

Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Commento al Vangelo

 XXXII Domenica

Tempo ordinario – Anno C

[...] Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. [...]

I sadducei si cimentano in un apologo paradossale, quello di una donna sette volte vedova e mai madre, per mettere alla berlina la fede nella risurrezione. Lo sappiamo, non è facile credere nella vita eterna. Forse perché la immaginiamo come durata anziché come intensità. Tutti conosciamo la meraviglia della prima volta: la prima volta che abbiamo scoperto, gustato, visto, amato... poi ci si abitua. L'eternità è non abituarsi, è il miracolo della prima volta che si ripete sempre. La piccola eternità in cui i sadducei credono è la sopravvivenza del patrimonio genetico della famiglia, così importante da giustificare il passaggio di quella donna di mano in mano, come un oggetto: «si prenda la vedova... Allora la prese il secondo, e poi il terzo, e così tutti e sette». In una ripetitività che ha qualcosa di macabro. Neppure sfiorati da un brivido di amore, riducono la carne dolorante e luminosa, che è icona di Dio, a una cosa da adoperare per i propri fini. «Gesù rivela che non una modesta eternità biologica è inscritta nell'uomo ma l'eternità stessa di Dio» (M. Marcolini). Che cosa significa infatti la «vita eterna» se non la stessa «vita dell'Eterno»? Ed ecco: «poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio», vivono cioè la sua vita. Alla domanda banale dei sadducei (di quale dei sette fratelli sarà moglie quella donna?) Gesù contrappone un intero mondo nuovo: quelli che risorgono non prendono né moglie né marito. Gesù non dice che finiranno gli affetti e il lavoro gioioso del cuore. Anzi, l'unica cosa che rimane per sempre, ciò che rimane quando non rimane più nulla, è l'amore (1 Cor 13,8). I risorti non prendono moglie o marito, e tuttavia vivono la gioia, umanissima e immortale, di dare e ricevere amore: su questo si fonda la felicità di questa e di ogni vita. Perché amare è la pienezza dell'uomo e di Dio. I risorti saranno come angeli. Come le creature evanescenti, incorporee e asessuate del nostro immaginario? O non piuttosto, biblicamente, annuncio di Dio (Gabriele), forza di Dio (Michele), medicina di Dio (Raffaele)? Occhi che vedono Dio faccia a faccia (Mt 18,10)? Il Signore è Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Dio non è Dio di morti, ma di vivi. In questa preposizione «di», ripetuta cinque volte, in questa sillaba breve come un respiro, è inscritto il nodo indissolubile tra noi e Dio. Così totale è il legame reciproco che Gesù non può pronunciare il nome di Dio senza pronunciare anche quello di coloro che Egli ama. Il Dio che inonda di vita anche le vie della morte ha così bisogno dei suoi figli da ritenerli parte fondamentale del suo nome, di se stesso: «sei un Dio che vivi di noi» (Turoldo).
(Letture: 2 Maccabei 7,1-2.9-14; Salmo 16; 2 Tessalonicesi 2,16-3,5; Luca 20,27-38)

                                  © RIPRODUZIONE RISERVATA  Ermes Ronchi. Avvenire.it

 

Preghiera dei fedeli

Celebrante. Nel Vangelo di questa Domenica Gesù, ripropone con vigore la fede nella Resurrezione e rispondendo ai Sadducei   alza un velo se pur in modo allusivo e polemico sulla vita eterna che questi negano. O Dio, Padre della vita e autore della resurrezione, fa che la parola del tuo Figlio consolidi ed accresca nelle nostre menti e nei nostri cuori la fede nella Gerusalemme celeste. Per questo ti preghiamo: Confermaci Padre nella speranza della Gloria.

Lettore. Conferma la Chiesa nella potenza della risurrezione e nella testimonianza del Regno contro ogni tentazione e prudenza mondana che sembra emergere in qualche gruppo di credenti  e persino in qualche pastore. Per questo ti preghiamo: Confermaci Padre nella speranza della Gloria.

Conferma quanti in Italia e  nel mondo sono impegnati sulla frontiera dello sviluppo e della giustizia sociale combattendo gli egoismi e le logiche di sopraffazione e testimoniando che anche in questo mondo può crescere una società nuova che si alimenta ai valori della condivisione, della solidarietà, della misericordia e della pace che troveremo esaltati nel tuo Regno. Per questo ti preghiamo: Confermaci Padre nella speranza della Gloria.

Conferma nella speranza certa della risurrezione quanti sono nella sofferenza soprattutto se colpiti da mali incurabili e quanti si sentono fragili di fronte alle sfide della vita o combattono giornalmente per la sopravvivenza loro e delle loro famiglie. Per questo ti preghiamo: Confermaci Padre nella speranza della Gloria.

Conferma quanti sperano di ritrovare alla fine del loro periodo terreno le persone amate che li hanno preceduti nel tuo Regno che sarà un Regno di comunione con Te e con tutti gli umani e che in questa comunione nulla andrà perduto dell’amore che abbiamo vissuto, amando e accettando di essere amati. Per questo ti preghiamo: Confermaci Padre nella speranza della Gloria.

Conferma anche la nostra comunità parrocchiale, educata la domenica dalla tua Parola e nutrita dal Pane della vita e rendici nella settimana testimoni che tu sei il vincitore del peccato e della morte, il Dio Vivente.  Per questo ti preghiamo: Confermaci Padre nella speranza della Gloria.

Celebrante. Padre, sostienici nel credere fermamente che la morte non sia l’ultima parola su ciascuno di noi e che le ragioni per cui viviamo fino a donare la vita, sono ragioni di fede e di speranza nella resurrezione, la quale non sarà prolungamento e continuità delle norme della vita terrena (come la legge del levirato citata dai Sadducei), ma continuità dei nostri valori e del nostro amore vissuto come uomini e donne dotati della grazia del Signore. Questo ti chiediamo per Cristo nostro Signore.  

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