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Domenica 12 luglio: Il Seminatore

pubblicato da admin il Sab, 07/11/2020 - 09:58

Vangelo

Dal Vangelo secondo Matteo      13,1-23

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice: “Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!”. Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Commento al Vangelo

Il seminatore uscì a seminare

mons. Antonio Riboldi  [Marca come tuo preferito]

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (13/07/2014)

Vangelo: Mt 13,1-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Leggendo il Vangelo di oggi si ha come l'impressione viva di Gesù che percorre tutte le contrade della Terrasanta, portando ovunque la buona Novella del Regno di Dio.

Una vera pioggia di luce su un mondo che si è sempre distinto per il buio di cui sa circondarsi.

È come se la verità, che è Dio stesso che si rivela all'uomo, volesse anche ai nostri tempi rompere quella fitta coltre di nebbia che impedisce di camminare sicuri.

Ad ascoltare Gesù, allora, correvano in tanti. Si parla sempre di folle, che non si stancavano di pendere dalle sue labbra. E deve essere stato meraviglioso sentire la Sua voce, ascoltare le parole che giungevano dalla pienezza del Suo Cuore. Chi di noi non avrebbe voluto essere uno di quei discepoli? Ma cosa si attendevano da Gesù? Verità di vita, curiosità da raccontare o attese da soddisfare? Certamente ci saranno stati i rappresentanti di tutte queste motivazioni...

E Gesù, che conosce i cuori, lo sapeva bene. Da qui la parabola del seminatore.

Gesù è il seminatore, che va nel suo campo, desideroso che questi diventi una messe colma di frutti.

Non vuole che il suo campo sia un deserto di morte e neppure un groviglio di spine o un terreno sassoso, dove è impossibile attecchisca la vita. Vuole un campo arato, ‘buono', disponibile ad accogliere il suo seme, come una rosa che si apre per accogliere tutta la luce, che è la sua stessa bellezza, colore e profumo.

Quanta tristezza per il seminatore, quando trova, invece di un campo, ‘una strada': un terreno ‘piatto', calpestato da tutti, ormai insensibile ad ogni cenno di vitalità, non più in grado di comprendere la bellezza della Verità: un'assuefazione, un'insensibilità che dovrebbe farci paura

La constatiamo noi stessi, giorno per giorno, e in modo preoccupante. Quante volte si rimane increduli davanti alla durezza di cuore!

Addirittura ci si può sentire deridere quando si accenna alla gioia di essere nella verità, alla serenità che nasce, quando si vivono i grandi valori, che sono la dignità dell'uomo, anzi, di ogni figlio di Dio, che cerca di vivere secondo la vocazione ricevuta con Lui e per Lui.

‘Ci crede ancora a queste cose?' a volte si sente chiedere da qualcuno, ma pensare da tanti!

È la domanda, aspra a volte, che viene posta a chi afferma la necessità per l'uomo della Parola di Dio. Siamo talmente sommersi dalle tante parole, che ovunque hanno il senso del ‘frastuono', del ‘non senso', o che, peggio ancora, incidono nella vita additando strade fuorvianti e sbagliate, da essere diventati duri e scettici, anche verso l'unica Parola di vita, che può salvarci.

Ma se Gesù ha sentito la necessità di essere con noi, predicando la Verità divina, che ritroviamo nel Vangelo, come un vero tesoro nascosto, lo ha fatto per indicarci la via della vita.

La Sacra Scrittura ed in modo particolare il Vangelo sono davvero il libro della Verità, che ci dovrebbe guidare verso la santità, che è la sola ragione per cui il Padre ci ha creati. Troppi, che pure si dicono cristiani, ignorano la Parola di Dio, che è invece necessaria alla nostra vera vita, più dell'aria che respiriamo.

Ricordiamo le parole di quel grande amico, ora santo, che era Giovanni Paolo II: "Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà... Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l'uomo. Solo lui lo sa!".

Oggi spesso l'uomo non sa cosa si porta dentro nel profondo dell'anima e del cuore.

È un ‘terreno sassoso', in cui vi sono spazi di bontà che sono apertura a Dio. Tanto è vero che la Parola prende subito vita, ma basta una difficoltà e il piccolo seme, che si era affacciato al sole dell'anima, si affloscia e, della gioia che si era conosciuta nell'accogliere Dio che ci parla, rimane nulla. Si torna alle recriminazioni, al deserto di prima.

E' un ‘terreno, invaso dalle spine', in cui il seme riesce a passare, ma poi il groviglio non perdona. E queste ‘spine' Gesù le chiama ‘le preoccupazioni del mondo e delle ricchezze'. Oggi, in un tempo di ricerca di benessere, come è facile imbattersi in ‘terreni spinosi', poco adatti per la crescita della Parola. E alla fine si giunge ad essere incerti anche sul senso della vita su questa terra, il cuore finisce per essere devastato dal dubbio, che può tramutarsi in disperazione.

Gesù non vuole questo, vuole la nostra piena realizzazione, per questo ci invita a diventare ‘terreno buono', e non ci lascia soli in questo cammino.

Lo ha ricordato bene Papa Francesco in una catechesi sui doni dello Spirito Santo.

"Il seme si scontra spesso con l'aridità del nostro cuore e, anche quando viene accolto, rischia di rimanere sterile. Con il dono della fortezza, invece, lo Spirito Santo libera il terreno del nostro cuore, lo libera dal torpore, dalle incertezze e da tutti i timori che possono frenarlo, in modo che la Parola del Signore venga messa in pratica, in modo autentico e gioioso. E' un vero aiuto questo dono della fortezza, ci dà forza, ci libera anche da tanti impedimenti".

E in un'altra occasione affermò: "E' il cuore di ognuno di voi il vero campo della fede. Ed è nella vostra vita che Gesù chiede di entrare con la sua Parola, con la sua presenza. Lui è ‘la via, la verità e la vita'. Fidiamoci di Lui. Lasciamoci guidare da Lui".

Preghiamo dunque con il caro S. Giovanni Paolo II, colei che seppe accogliere e vivere la Parola, che per opera dello Spirito si incarnò nel suo seno: Maria SS.ma

"Maria, Regina dei martiri, che ai piedi della croce hai condiviso fino in fondo il sacrificio del tuo Figlio sostienici nel trasmettere il coraggio della nostra fede. Aiutaci a vivere la nostra missione al servizio del Vangelo, nella fedeltà e nella gioia, in attesa del giorno glorioso del Signore Gesù Cristo, lo stesso, ieri, oggi e sempre".

Preghiera dei fedeli

Celebrante. Un giorno, quel giorno, Gesù uscito di casa va in riva al mare, dove si raduna una folla tanto che è costretto a salire su una barca per poterli osservare agevolmente. Li osserva e con loro osserva anche noi a secoli di distanza. Che cosa ci si aspetta da lui? Che cosa si aspetta quella gente della Galilea? Che cosa chiediamo noi oggi nelle nostre chiese? Che faccia dei miracoli, che faccia delle guarigioni. Ma Gesù quel giorno è un pò contrariato, non è tempo di guarigioni e di miracoli, vorrebbe comunicare con quella gente e noi dei secoli avvenire. Vorrebbe che capissero e capissimo che lui non è lì per dare spettacolo ma per annunciare il Regno. E così racconta una parabola perché sentiamo ma non comprendiamo, perché guardiamo e non vediamo fino a che non arriviamo alla conversione.

Si, Signore il nostro cuore è divenuto insensibile, le nostre orecchie si sono indurite, i nostri occhi si sono chiusi. Per questo preghiamo “Signore guariscici perché possiamo arrivare alla conversione”.

Lettore. Dio, il Seminatore, di cui parla Gesù non è uno che risparmia, ma getta il seme a piene mani. Quanti semi noi incontriamo lungo la giornata sulla nostra strada? E il più delle volte non ce ne accorgiamo nemmeno. Viene un povero e ci chiede aiuto e noi non comprendiamo nemmeno che quello è un seme che Dio ci manda, e spesso reagiamo infastiditi. Così arriva il Maligno e ruba ciò che Dio voleva seminare nel nostro cuore. Per questo preghiamo “Signore guariscici perché possiamo arrivare alla conversione”.

Molte volte invece Signore il tuo seme ci colpisce, ci appassiona, ci entusiasma. Si, la condivisione dei beni  sarebbe un obiettivo stupendo. Se tutti condividessero sparirebbe la miseria e la povertà. Così reagiamo con mille propositi?  Ma quanto durano questi propositi ? Il tempo di uscire di chiesa, di scontrarci con i problemi di tutti i giorni, di misurare sulla nostra pelle i propositi. Certo se tutti condividessero… Ma forse sarebbe bene che cominciassero i più ricchi e poi…”venendo facendo” dicevano gli antichi. Ecco Signore il terreno sassoso ed io mi scopro senza radici. Per questo ti preghiamo “Signore guariscici perché possiamo arrivare alla conversione”.

Quando diciamo, prima i più ricchi sembra che sottoindediamo una preghiera: Signore, se mi dai una mano ad arricchirmi potrò fare tanto bene e sarei io il primo a dare l’esempio. Non sarei come tanti ricchi che si lasciano sedurre dalla ricchezza. Ed ecco Signore che “i rovi” hanno soffocato la Parola. Per questo ti preghiamo “Signore. guariscici perché possiamo arrivare alla conversione”.

Ma tu non vuoi scoraggiarci, Signore, vuoi confortarci e stimolarci ricordandoci che ci sono tanti semi che cadono sul terreno buono e danno frutto. E non il trenta, il sessanta, il cento per cento ma il trenta, il sessanta, il cento per uno come ci insegna la storia di Paolo dopo Damasco, di Francesco d’Assisi, di Caterina da Siena, di Padre Pio, di Madre Florenzia per arrivare ai nostri giorni. Per questo ti preghiamo “Signore guariscici perché possiamo arrivare alla conversione”.

Celebrante. O Padre, Tu che sei il Seminatore non stancarti di gettare sulla nostra strada i semi del Regno e fa che la fede di questi tuoi figli permetta di bucare anche l’asfalto dei loro cuori ed i sassi nel loro cervello. Questo ti chiediamo per Cristo nostro Signore.

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