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Domenica 2 agosto: Il miracolo della condivisione

pubblicato da admin il Ven, 07/31/2020 - 10:32

Vangelo

Vangelo secondo Matteo (Mt 14,13-21).

In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.

Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».

E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.

Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

 

Commento

Dalla riflessione di Luciano Manicardi,  priore della Comunità di Bose

L’obiezione dei discepoli  verte sulla risibile quantità di cibo che hanno a disposizione: “Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci” (Mt 14,17). E si potrebbe aggiungere: “Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?” (Mt 15,33). C’è un realismo che è mancanza di fede, che diventa un impedire al Signore di intervenire nella storia, che ostacola il novum che Dio può operare. In questo caso i discepoli è come se dicessero che la loro povertà, la pochezza a loro disposizione, è ciò che impedisce loro di adempiere la parola di Gesù. Chiediamoci: non è forse una tentazione che abita i cristiani quella di ritenere che la povertà, la mancanza di mezzi sia ciò che ostacola l’evangelizzazione, l’annuncio e la testimonianza del vangelo? Per Gesù è l’esatto contrario: la povertà è condizione necessaria dell’annuncio evangelico. Il vangelo impoverisce e spoglia chi se ne vuole fare testimone e servo. E solo così l’annuncio è fecondo.

E la via indicata di Gesù è quella della condivisione. Il poco, condiviso, diventa sufficiente per tutti. E Gesù imbandisce un banchetto, anzi il banchetto messianico. Tra i compiti del Messia vi è quello di assicurare il pane al popolo. Il re Davide, figura del Messia venturo, aveva distribuito una focaccia di pane per ciascuno dei membri del popolo d’Israele (2Sam 6,19). Gesù qui si manifesta come colui che realizza l’operare del Dio che “dà il cibo a ogni vivente” (lett. “il pane a ogni carne”: Sal 136,25), come il pastore che fa sedere sull’erba verde (Mt 14,19) il suo gregge e lo rifocilla e sostiene (cf. Sal 23). Il testo può certamente anche essere colto come prefigurazione del banchetto eucaristico (cf. Mt 14,19), tuttavia può essere utile terminare la riflessione ricordando che le parole di Gesù “Voi stessi date loro da mangiare” si rivolgono anche a noi oggi e diventano una spina nella carne che interpella le chiese di fronte alla tragedia della fame nel mondo. Le parole di papa Benedetto XVI conferiscono una dimensione politica e mondiale al comando che Gesù rivolse ai suoi discepoli: “La fame miete ancora moltissime vittime tra i tanti Lazzaro ai quali non è consentito … di sedersi alla mensa del ricco epulone. Dare da mangiare agli affamati (cf. Mt 25,35.37.42) è un imperativo etico per la chiesa universale, che risponde agli insegnamenti di solidarietà e di condivisione del Signore Gesù. Inoltre, eliminare la fame nel mondo è divenuta, nell’era della globalizzazione, anche un traguardo da perseguire per salvaguardare la pace e la stabilità del pianeta. La fame non dipende tanto da scarsità materiale, quanto piuttosto da scarsità di risorse sociali, la più importante delle quali è di natura istituzionale” (Caritas in veritate 27). La prassi messianica di Gesù passa così nella realtà ecclesiale e diviene parola e azione profetica.

 

Preghiera dei fedeli

Celebrante. La parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci ha un posto centrale nell’evangelizzazione perché compare in tutti e quattro i Vangeli (al pari della Resurrezione) e addirittura Matteo e Marco ne hanno due versioni con piccole differenze.  Gli esegeti parlano di questo miracolo come prefigurazione dell’Eucarestia. Ma  riconoscendo questo non si può trascurare il suo forte significato sociale e politico: Gesù e i discepoli condividono con la folla i pochi pani ed i due pesci e questi riescono a sfamare tutti, cioè oltre cinquemila persone, e avanzano 12 ceste. Sul piano sociale politico questo miracolo ci dice che la condivisione è la vera risposta agli squilibri sociali, alla povertà di popoli e nazioni, alla fame nel mondo. Un messaggio che nel mondo si fatica a comprendere.

Lettore. Per questo preghiamo insieme: Signore apri i nostri occhi e converti i nostri cuori.

In questa estate è tornata la paura delle immigrazioni accresciuta dal pericolo del contagio orchestrata da chi fa della politica uno strumento di odio e di discriminazione sociale. Per questo preghiamo insieme: Signore apri i nostri occhi e converti i nostri cuori.

Abbiamo assistito in Europa ad uno scontro duro fra Paesi che chiedono una coraggiosa politica di rilancio sociale della Unione Europea  condividendo, in maniera coraggiosa, le risorse comuni e chi invece vi si oppone, mascherando dietro la “frugalità” e il “sovranismo” nazionale logiche egoistiche. Per questo preghiamo insieme: Signore apri i nostri occhi e converti i nostri cuori.

Anche a Lipari stanno arrivando numerosi i turisti e questo è indubbiamente un bene per la nostra economia e per molte categorie sociali ma con il turismo rischia di diffondersi, anche da noi, trascuratezza per le regole imposte per combattere la pandemia nel rispetto del prossimo, col rischio che il contagio si diffonda anche da noi e torni a salire nel Paese. Per questo preghiamo insieme: Signore apri i nostri occhi e converti i nostri cuori.

Quest’anno la festa del Santo Patrono sarà una festa più spirituale e più raccolta senza la tradizionale processione, lo spettacolo a Marina corta, i giochi pirotecnici e per questo il nostro Arcivescovo ci invita a fare di necessità virtù. Ma c’è invece chi non concepisce una festa senza il clamore per le strade, il frastuono delle musiche che cercano di sopraffarsi a vicenda, il cielo percorso da mille scie luminose con botti e batterie e parla di festività sottotono e persino tradita. Per questo preghiamo insieme: Signore apri i nostri occhi e converti i nostri cuori.

Celebrante. Padre, il Figlio tuo nella missione fra noi ha voluto accomunare con la moltiplicazione dei pani e dei pesci due grandi messaggi: quello religioso di una celebrazione che da spessore alla nostra fratellanza chiamandoci tutti a condividere il banchetto eucaristico; e quello di una condivisione dei beni materiali e sociali capace di rendere concreta questa fratellanza di cui la Chiesa si fa profezia. Fa Padre che i credenti sappiano testimoniare con coerenza questi messaggi facendo della Messa domenicale il centro di irradiazione di un nuovo umanesimo. Questo te lo chiediamo per Cristo Gesù, Figlio tuo e Signore nostro.

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