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Domenica 20 settembre: don Roberto, un prete che lavorava per cominciare a costruire il Regno già su questa terra

pubblicato da admin il Gio, 09/17/2020 - 08:52

Vangelo

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 20, 1-16c)

Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.

Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dá loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?

Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi.

Commento

Francesco sul prete ucciso a Como: don Roberto martire della carità

Dopo la catechesi all'udienza generale di oggi il ricordo e la preghiera di Papa Francesco per don Roberto Malgesini, il sacerdote vittima ieri a Como di uno squilibrato che stava aiutando. La commozione, per le parole del Pontefice, del parroco della Comunità Beato Scalabrini di Como, don Gianluigi Bollini

Giancarlo La Vella - Città del Vaticano

Al termine della catechesi dell'odierna udienza generale, Papa Francesco ha rivolto il suo commosso pensiero a don Roberto Malgesini, il sacerdote, collaboratore della Comunità Beato Scalabrini, ucciso ieri a Como da una persona bisognosa che lui stesso aiutava. "Martire e testimone della carità", lo ha definito il Pontefice.

"Desidero ricordare in questo momento don Roberto Malgesini, il sacerdote della diocesi di Como che ieri mattina è stato ucciso da una persona bisognosa che lui stesso aiutava, una persona malata di testa. Mi unisco al dolore e alla preghiera dei suoi familiari e della comunità comasca e, come ha detto il suo Vescovo, rendo lode a Dio per la testimonianza, cioè per il martirio, di questo testimone della carità verso i più poveri. Preghiamo in silenzio per don Roberto Malgesini e per tutti i preti, suore, laici, laiche che lavorano con le persone bisognose e scartate dalla società".

Le parole del Santo Padre hanno suscitato commozione, riconoscenza e ringraziamento nella comunità presso la quale don Roberto operava per i più deboli. Parole che leniscono il dolore per la perdita drammatica del confratello, che si spendeva senza risparmi per i poveri della città, una missione per la quale ha dato la sua vita. Così ai nostri microfoni, don Gianluigi Bollini, parroco della Comunità Pastorale Beato Scalabrini.

Da Famiglia cristiana

COMO, IL SACRIFICIO DI DON ROBERTO, IL "PRETE DEGLI ULTIMI"

15/09/2020  Aveva 51 anni e assisteva migranti e senzatetto nel quartiere di San Rocco. L’autore del delitto, un uomo con problemi psichici, si è costituito ai carabinieri. Stasera in cattedrale la preghiera della diocesi (nella foto: Don Roberto Malgesini - da "Il Settimanale della Diocesi di Como")

Antonio Sanfrancesco  antonio.sanfrancesco@stpauls.it AntonioSanfra

Sul sito della diocesi di Como accanto alla foto di Cristo in croce si legge l’annuncio: «Questa mattina don Roberto Malgesini è stato assassinato a Como da un senzatetto con problemi psichici. Questa sera alle ore 20.30, in Cattedrale a Como, il Vescovo guiderà il Santo Rosario. Di fronte alla tragedia la Chiesa di Como si stringe in preghiera per il suo prete don Roberto e per chi l’ha colpito a morte».

Don Roberto Malgesini, 51 anni, era il prete degli ultimi. Non aveva una parrocchia perché la sua parrocchia era la strada, con il suo popolo di disperati che la abitano e, a volte, la rendono disumana. Insieme a un gruppo di volontari, portava la colazione ai senzatetto e ai migranti e assisteva tutte le situazioni di marginalità. Se c'era da caricare in macchina qualche senzatetto che stava male non ci pensava su due volte. Viveva nella parrocchia di San Rocco, a pochi passi dal punto dove martedì mattina è stato accoltellato.

Sul luogo dell'omicidio è accorso subito il vescovo, mons. Oscar Cantoni. Il quartiere di san Rocco, all'ingresso della convalle di Como, con molte case vecchie, da tempo è abitato principalmente da immigrati. A uccidere don Roberto è stato un senzatetto di origini straniere con problemi psichici che si è costituito ai carabinieri. L’aggressione è avvenuta poco dopo le 7, proprio sotto la casa dove il sacerdote, originario della Valtellina, abitava. Don Roberto è stato trovato steso a terra, con una ferita da arma da taglio, nella salita che porta alla chiesa, non lontano dalla fermata dalla fontanella dell’acqua. Inutili i soccorsi di ambulanze e automedica: i sanitari quando sono arrivati sul postto hanno soltanto potuto constatare il decesso.

Gli uomini della polizia scientifica hanno ritrovato non lontano dal corpo un coltello insanguinato, sicuramente l’arma del delitto. Nel 2017 assieme ai giovani volontari, tra cui molti studenti delle scuole superiori, don Roberto rischiò di subire una multa dal Comune di Como a causa della assistenza non autorizzata ai poveri della città.

Schivo e defilato, come lo descrivono in molti, don Roberto era nato a Morbegno nel 1969. Ordinato sacerdote nel 1998, era stato vicario prima a Gravedona e poi a Lipomo, dal 2008 era a San Rocco. Il vescovo della diocesi Oscar Cantoni ha espresso «profondo dolore e disorientamento per quanto accaduto», ma anche «orgoglio verso questo nostro prete, che ha da sempre lavorato su campo fino a dare la sua vita per gli ultimi».

Su quiComo il ricordo del consigliere comunale Bruno Magatti: «Per chi ha avuto il bene di conoscerlo rimane un uomo, un prete, che ha scelto di testimoniare la mitezza della prossimità che nulla chiede, che nulla pretende. Colui che ha reso breve la sua vita non potrà mai comprendere quanto scellerato è stato il suo gesto. Si dirà di tutto, ora. Ma non è il momento delle analisi. Resta dinanzi a tutti noi la sua immagine, mite e silenziosa, i suoi gesti di gratuita, generosa e affettuosa prossimità a quelle persone che con la loro presenza occupano lo spazio della penombra della nostra società, dove si muove l'abbandono, dove la mancanza di speranza si declina in un quotidiano di espedienti, di rabbia e di desolazione. Nessuno osi speculare sulla sua morte, sarebbe il più turpe degli insulti. Si faccia, invece, tesoro,di quanto ha voluto e saputo insegnarci con la sua vita in mezzo a ciò che papa Francesco da tempo ci indica come lo "scarto" di una società ricca e indifferente».

Da una prima ricostruzione dell'omicidio, don Roberto Malgesini stava iniziando il suo giro di distribuzione delle prime colazioni. Sotto casa, nella canonica di San Rocco c'è ancora la sua Panda grigia con tutto il necessario. Probabilmente il sacerdote ha trovato l'omicida ad aspettarlo: era una persona che don Roberto conosceva, un senza tetto al quale forniva assistenza e con il quale pare fosse anche in buoni rapporti. Resta da capire cosa sia successo tra i due, perchè non vi sarebbero testimoni dell'aggressione.

Si tratta di un tunisino di 53 anni, con vari decreti di espulsione alle spalle dal 2015. L'uomo era senza fissa dimora, ospite di un dormitorio in città e ritenuto una persona con problemi psichici.

Il sacerdote è stato colpito da varie coltellate, quella letale al collo: il corpo era a una ventina di metri dall'auto, dove c'è un piccolo spiazzo in cui si trovano solitamente gli immigrati. Dopo avere ferito mortalmente il prete, l'omicida è andato a piedi a costituirsi alla caserma dei carabinieri, che dista circa 400 metri da San Rocco. Lungo il percorso vi sono gocce di sangue lasciate dall'omicida.

In tanti, moltissimi di origine straniera, con gli occhi lucidi, sono arrivati con il passare delle ore davanti al luogo dove è stato ucciso don Roberto. «Per me era come un padre - ha raccontato Gabriel Nastase, 36 anni - quando sono arrivato dalla Romania, solo, senza casa e lavoro, è stato lui il primo ad aiutarmi, poi ho trovato un'occupazione ma con lui sono sempre rimasto in contatto, se avevo bisogno di medicine, di essere accompagnato per una visita, chiamavo lui. Non meritava di morire così, spero ci sia giustizia».

«Io venivo qui tutte le mattine per prendere qualcosa da mangiare - ha raccontato un giovane ghanese seduto sui gradini della chiesa - anche stamattina sono arrivato alle 7,30 e ho visto un corpo per terra ma non mi hanno fatto avvicinare. Solo dopo ho saputo che era Don Roberto: per me oggi è una giornata molto triste, non me la sento neppure di mangiare».

Il sindaco di Como Mario Landriscina ha annunciato che proclamerà il lutto cittadino in memoria di don Roberto la cui salma è stata portata in obitorio. Il feretro alla partenza è stato accompagnato da un applauso. La città nel gennaio del 1999 aveva vissuto un fatto tragicamente simile: a Ponte Chiasso venne ucciso a coltellate il parroco don Renzo Beretta, da un immigrato al quale aveva dato accoglienza.

da "La Repubblica"  pagine di Milano

Don Roberto Malgesini aveva rischiato una multa per aver distribuito la colazione ai clochard andando contro l'ordinanza del sindaco Landriscina

di PAOLA COPPOLA

15 settembre 2020

Non aveva una parrocchia don Roberto perché la sua era la strada. Prete degli ultimi ogni giorno anche sulla propria pelle e a dispetto dei divieti. Un "pezzo di pane", un buono, uno che caricava nella sua Panda grigia chi aveva bisogno di un medico e non solo glielo trovava ma lo accompagnava pure. E oggi tanti lo piangono, ma la sua "missione" non gli è sempre stata resa facile in città. Con l'amministrazione del sindaco di centro-destra (eletto da una coalizione di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia) Mario Landriscina sulla gestione e l'assistenza di chi ha più bisogno - dai dormitori alla distribuzione di cibo - sono nati diversi contras

Nel 2017 don Roberto Malgesini, 51 anni, aveva rischiato una multa (prima fatta, poi archiviata) per aver dato la colazione ai senzatetto sotto il portico dell'ex chiesa di San Francesco, che adesso la Lega vorrebbe chiudere del tutto. Nei giorni che precedono il Natale il sindaco vieta di sfamare i circa 150 poveri che si rifugiano in centro. La Caritas protesta, don Roberto non arretra dal suo compito e con gli altri volontari, tra cui tanti liceali, ogni mattina porta thè e panini. Anche quando vengono allontanati dai vigili, ci riprovano e insieme alle reti di associazioni comasche organizzano un "bivacco solidale". E alla luce di questo episodio si possono capire le parole del direttore della Caritas diocesana di Como, Roberto Bernasconi, che lo ha chiamato "un martire", e senza giri di parole ha detto "la città e il mondo non hanno capito la sua missione".
Schivo e defilato lo descrivono in tanti, era nato a Morbegno (in provincia di Sondrio), era stato ordinato sacerdote nel 1998 ed era stato vicario prima a Gravedona e poi a Lipomo nel Comasco. Dal 2008 era a San Rocco. Il vescovo Oscar Cantoni ha espresso tutto il suo "profondo dolore e disorientamento per quanto accaduto" ma anche "orgoglio verso questo nostro prete, che ha da sempre lavorato sul campo fino a dare la sua vita per gli ultimi".
Don Roberto era amico di tanti migranti che stamattina si sono ritrovati vicino a San Rocco. Come Gabriel Nastase, 36 anni: "Era come un padre: quando sono arrivato dalla Romania, solo, senza casa e lavoro, è stato lui il primo ad aiutarmi, poi ho trovato un'occupazione ma con lui sono sempre rimasto in contatto, se avevo bisogno di medicine, di essere accompagnato per una visita, chiamavo lui. Non meritava di morire così, spero ci sia giustizia". O come un giovane ghanese seduto sui gradini della chiesa: "Venivo qui tutte le mattine per prendere qualcosa da mangiare - racconta -. Solo oggi ho saputo che era don Roberto: è una giornata davvero triste".

Preghiera dei fedeli

Celebrante. Il Vangelo di oggi ci parla del Regno di Dio e di che cosa vuol dire essere governati dall’amore e non dalla giustizia degli uomini per cui i primi possono diventare gli ultimi e gli ultimi i primi. Una logica sconvolgente per i nostri criteri, per i criteri del nostro modo mercantile di concepire la vita. Infatti è sconvolgente mettere l'uomo prima del mercato, il mio bisogno prima dei miei meriti, i derelitti e gli emarginati prima dei benestanti. Eppure chi può presentare a Dio il conto dei propri meriti? Per questo insieme ti preghiamo: Signore, aiutaci a capire.

Lettore. Una logica sconvolgente che ha portato alla morte don Roberto Malgesini il prete dei poveri, degli emarginati e degli immigrati ucciso da un suo assistito forse con qualche problema mentale. Ma se è difficile capire cosa passa per la mente  di un uomo che ha molto sofferto, non è nemmeno facile capire il comportamento dell’Amministrazione comunale di Como che aveva multato don Roberto perché aveva sfamato i poveri mentre un assessore della stessa Amministrazione si era distinto qualche giorno prima per avere sequestrato una coperta a un senzatetto che dormiva sotto un portico. Forse perché il prete ed il senzatetto operavano fuori dalle leggi di mercato? Per questo insieme ti preghiamo: Signore, aiutaci a capire.

Ma sono proprio le leggi del mercato che creano gli squilibri a livello mondiale e dividono il mondo in ricchi e poveri, paesi sviluppati e in paesi sottosviluppati. Squilibri e divisioni  su cui nulla possono le leggi degli uomini e gli organismi internazionali perché essi, ancora oggi, non hanno come obiettivo fondamentale di sconfiggere la miseria e la povertà ma, innanzitutto di fare funzionare il mercato – tutt’al più mitigandolo - secondo la logica del massimo profitto. Per questo insieme ti preghiamo: Signore, aiutaci a capire.

E sono questi squilibri che mettono in moto i grandi flussi migratori dai paesi poveri ai paesi ricchi, dai paesi delle guerre e della violenza diffusa a quelli dove vige un ordine democratico decente, dai paesi delle malattie epidemiche a quelli dove esiste una organizzazione sanitaria. Per cui ricacciare indietro l massa di disperati che arriva sulle nostre coste, vuol dire condannarli alla fame, alla miseria e spesso alla morte. Per questo insieme ti preghiamo: Signore, aiutaci a capire.

Certo ci sarebbe una alternativa, proprio quella che viene spesso sbandierata da chi  si oppone alle migrazioni. L’alternativa di aiutarli a casa loro. Ma “aiutarli a casa loro” non può essere uno slogan per lavarci la coscienza. Deve voler dire: un grande progetto di intervento e di sviluppo autonomo evitando quello che avvenne nei secoli passati quando si andò “a casa loro” per derubarli e per schiavizzarli. Per questo insieme ti preghiamo: Signore, aiutaci a capire.

Sembrerebbe, Signore, che questa pagina del Vangelo non riguardi questo mondo ma il tuo Regno, quello che deve venire, che riguardi cioè l’al di là. E invece non è così. Tuo Figlio è stato molto chiaro: il Regno di Dio comincia già in mezzo a noi, é “il già e il non ancora”. Certo con una gradualità strategica si tratta di inserire in questo meccanismo di sviluppo tutto teso a massimizzare il profitto, elementi di gratuità, di fraternità, di condivisione in modo sempre più consistente come appunto tentava di fare don Roberto e tanti altri prima di lui avversati e combattuti da un mondo che non capisce . Per questo insieme ti preghiamo: Signore, aiutaci a capire.

Celebrante. Ascolta, Padre, la nostra preghiera e manda lo Spirito Santo ad aprire le nostre  orecchie e i nostri cuori perché possiamo rispondere alla tua  chiamata a lavorare nella grande vigna di questo mondo per introdurre nelle nostre leggi e nelle nostre istituzioni, già in questa vita elementi del tuo Regno come l’amore, la fraternità, la misericordia, la condivisione alla luce dell’evangelo del Figlio tuo, Cristo, nostro Signore. Amen.

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