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Domenica 22 settembre:Non potete servire Dio e la ricchezza.

pubblicato da admin il Sab, 09/21/2019 - 17:55

Vangelo

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,1-13)

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:

«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.

L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.

Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.

Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Commento al Vangelo

XXV Domenica
Tempo ordinario  Anno C

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L'amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. [...]».

La sorpresa: il padrone loda chi l'ha derubato. Il resto è storia di tutti i giorni e di tutti i luoghi, di furbi disonesti è pieno il mondo. Quanto devi al mio padrone? Cento? Prendi la ricevuta e scrivi cinquanta. La truffa continua, eppure sta accadendo qualcosa che cambia il colore del denaro, ne rovescia il significato: l'amministratore trasforma i beni materiali in strumento di amicizia, regala pane, olio – vita – ai debitori. Il benessere di solito chiude le case, tira su muri, inserisce allarmi, sbarra porte; ora invece il dono le apre: mi accoglieranno in casa loro. E il padrone lo loda. Non per la disonestà, ma per il capovolgimento: il denaro messo a servizio dell'amicizia. Ci sono famiglie che riceveranno cinquanta inattesi barili d'olio, venti insperate misure di farina... e il padrone vede la loro gioia, vede porte che si spalancano, e ne è contento. È bello questo padrone, non un ricco ma un signore, per il quale le persone contano più dell'olio e del grano. Gesù condensa la parabola in un detto finale: «Fatevi degli amici con la ricchezza», la più umana delle soluzioni, la più consolante. Fatevi degli amici donando ciò che potete e più di ciò che potete, ciò che è giusto e perfino ciò che non lo è! Non c'è comandamento più umano. Affinché questi amici vi accolgano nella casa del cielo. Essi apriranno le braccia, non Dio. Come se il cielo fosse casa loro, come se fossero loro a detenere le chiavi del paradiso. Come se ogni cosa fatta sulla terra degli uomini avesse la sua prosecuzione nel cielo di Dio. Perché io, amministratore poco onesto, che ho sprecato così tanti doni di Dio, dovrei essere accolto nella casa del cielo? Perché lo sguardo di Dio cerca in me non la zizzania ma la spiga di buon grano. Perché non guarderà a me, ma attorno a me: ai poveri aiutati, ai debitori perdonati, agli amici custoditi. Perché la domanda decisiva dell'ultimo giorno non sarà: vediamo quanto pulite sono le tue mani, o se la tua vita è stata senza macchie; ma sarà dettata da un altro cuore: hai lasciato dietro di te più vita di prima? Mi piace tanto questo Signore al quale la felicità dei figli importa più della loro fedeltà; che accoglierà me, fedele solo nel poco e solo di tanto in tanto, proprio con le braccia degli amici, di coloro cui avrò dato un po' di pane, un sorriso, una rosa. Siate fedeli nel poco. Questa fedeltà nelle piccole cose è possibile a tutti, è l'insurrezione degli onesti, a partire da se stessi, dal mio lavoro, dai miei acquisti... Chi vince davvero, qui nel gioco della vita e poi nel gioco dell'eternità? Chi ha creato relazioni buone e non ricchezze, chi ha fatto di tutto ciò che possedeva un sacramento di comunione.

Preghiera dei fedeli

Celebrante. Il Vangelo di questa settimana può scandalizzare. Gesù fa l’elogio dell’amministratore disonesto che ha rubato al suo padrone? Come è possibile ? No, Gesù ci dice che l’annuncio del Regno di Dio non puó lasciare le cose come sono. È necessario un cambiamento del modo di pensare. Come ? Chiediamolo al Padre pregando: Signore, illuminaci con il tuo Spirito.

Lettore. Signore, c’è un insegnamento al centro del Tuo Vangelo che tu continui a ribadire: “Ama il prossimo tuo è un tutt’uno con ama il Signore Dio tuo”. Questo comandamento noi lo accogliamo ma siamo riusciti a comprenderlo fino in fondo, ad incarnarlo nella nostra vita di tutti i giorni? Chiediamolo al Padre pregando: Signore, illuminaci col tuo Spirito.

Amare il prossimo tuo vuol dire condividere con lui tutto, a cominciare dai tuoi beni, soprattutto se il tuo prossimo vive in una condizione di bisogno. Proprio nel mondo d’oggi pieno di emergenze, di incombenze, alle prese tutti i giorni con scadenze di pagamenti, è difficile mettere in pratica questo comandamento. Come fare? Chiediamolo  al Padre pregando: Signore, illuminaci col tuo Spirito.

Eppure  questo Vangelo ci dà una indicazione. Non elogia la disonestà dell’amministratore ma dice  che è urgente distribuire il denaro di ingiustizia ai poveri, non conservarlo gelosamente per sé. Questa è la buona notizia, questa è l’azione buona: cominciare col dare ai poveri il denaro guadagnato ingiustamente. Preghiamo: Signore, illuminaci col tuo Spirito.

Ecco il grande insegnamento di questo Vangelo: “Fatevi degli amici con la ricchezza”. Fatevi degli amici donando ciò che potete e più di ciò che potete, ciò che è giusto e perfino ciò che non lo è! Chi vince davvero oggi nel gioco della vita e poi, domani, nel gioco dell'eternità? Chi ha creato relazioni buone e non ricchezze, chi ha fatto di tutto ciò che possedeva un sacramento di comunione. Preghiamo: Signore, illuminaci col tuo Spirito.

Per noi, che tutte le domeniche condividiamo la Parola del Vangelo ed il Pane dell’Eucarestia, perché con la stessa industriosità dell’amministratore astuto della parabola sappiamo vivere il dinamismo dell’amore cristiano, che spinge a promuovere i diritti della persona umana, a superare gli squilibri sociali, ed essere disponibili verso chi ci è accanto, preghiamo: Signore, illuminaci col tuo Spirito.

Celebrante. O Padre, come discepoli di Gesù, possiamo guardare al Regno come alla grande comunione degli amici del Signore nella vita eterna dove ci accoglieranno con amicizia  proprio i poveri, quelli che ci siamo fatti amici qui sulla terra giorno dopo giorno con il dono e l’esercizio della condivisione. Per Cristo nostro Signore.

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