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Domenica 28 aprile ore 9 a S.Pietro una Messa speciale

pubblicato da admin il Lun, 04/29/2019 - 17:38

Una messa domenicale particolare quella di questa mattina nella Chiesa di San Pietro a Lipari. Una messa dedicata ai 250 morti dello Sri Lanka per gli attentati gravissimi della mattinata di Pasqua a danno della popolazione locale colpendo chiese, alberghi, ritrovi pubblici ed avendo di mira in particolare i cristiani ed i turisti, famiglie intere, moltissimi i giovani, numerosi i bambini..  Cristiani di questo paese che una volta si chiamava Ceylon e molti di noi che hanno studiato negli anni ‘50 e ’60 lo ricordano ancora con quel nome.  

Questa messa l’ha voluta il parroco Mons. Gaetano Sardella che giornalmente, per il suo ministero, viene in contatto con questo settore della popolazione liparese che in questi anni è venuto crescendo di numero guadagnandosi un posto di rilievo nella stima dei residenti. “E’ gente che si dedica – ha ricordato don Gaetano nella sua omelia - soprattutto all’assistenza domiciliare curando gli anziani ed i malati e lo fa con responsabilità e dedizione”.

In chiesa, di questa comunità, erano presenti almeno in  una cinquantina : giovani, molti uomini, intere famiglie con i loro bambini, alcuni ancora in braccio alle loro mamme. Una presenza compresa della novità e dell’importanza del momento. E’ la prima volta che una comunità liparese, una parrocchia in questo caso, si apre ad una comunità di immigrati per condividere lo smarrimento, lo sgomento, il dolore per  una questa strage dettata dall’odio che ha colpito il loro paese, i familiari rimasti a casa.

Pensavo, mentre sfilavamo fianco a fianco, in coda per ricevere la comunione che Lipari, dopo questo evento, non sarà più la stessa nella sua vita civile. Che gli immigrati non potranno essere tenuti più ai margini della vita sociale come un corpo estraneo alla comunità. Ma che questa presenza, ormai numerosa nel suo complesso, che non ha mai creato problemi, ha bisogno di compiere un salto di qualità nella integrazione e la Chiesa e le parrocchie possono fare molto a questo fine per cui c’è di augurarsi che l’esempio di don Gaetano venga seguito da altri parroci e da altri sacerdoti ed i cristiani manifestino – nei fatti e non solo a parole - la loro capacità di costruire relazioni di fratellanza ed amicizia.

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