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II domenica di Pasqua: la missione

pubblicato da admin il Sab, 04/27/2019 - 20:05

Il Vangelo

Gv 20, 19-31
Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Commento al Vangelo

Ermes Ronchi, Avvenire.it ,  giovedì 25 aprile 2019

Le ferite di Gesù alfabeto dell’amore.
 

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. [...]
Venne Gesù a porte chiuse. In quella stanza, dove si respirava paura, alcuni non ce l'hanno fatta a restare rinchiusi: Maria di Magdala e le donne, Tommaso e i due di Emmaus. A loro, che respirano libertà, sono riservati gli incontri più belli e più intensi. Otto giorni dopo Gesù è ancora lì: l'abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare; li ha inviati per le strade, e li ritrova chiusi in quella stanza; eppure non si stanca di accompagnarli con delicatezza infinita. Si rivolge a Tommaso che lui stesso aveva educato alla libertà interiore, a dissentire, ad essere rigoroso e coraggioso, vivo e umano. Non si impone, si propone: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco. Gesù rispetta la fatica e i dubbi; rispetta i tempi di ciascuno e la complessità del credere; non si scandalizza, si ripropone. Che bello se anche noi fossimo formati, come nel cenacolo, più all'approfondimento della fede che all'ubbidienza; più alla ricerca che al consenso! Quante energie e quanta maturità sarebbero liberate! Gesù si espone a Tommaso con tutte le ferite aperte. Offre due mani piagate dove poter riposare e riprendere il fiato del coraggio. Pensavamo che la risurrezione avrebbe cancellato la passione, richiusi i fori dei chiodi, rimarginato le piaghe. Invece no: esse sono il racconto dell'amore scritto sul corpo di Gesù con l'alfabeto delle ferite, incancellabili ormai come l'amore stesso. La Croce non è un semplice incidente di percorso da superare con la Pasqua, è il perché, il senso. Metti, tendi, tocca. Il Vangelo non dice che Tommaso l'abbia fatto, che abbia toccato quel corpo. Che bisogno c'era? Che inganno può nascondere chi è inchiodato al legno per te? Non le ha toccate, lui le ha baciate quelle ferite, diventate feritoie di luce. Mio Signore e mio Dio. La fede se non contiene questo aggettivo mio non è vera fede, sarà religione, catechismo, paura. Mio dev'essere il Signore, come dice l'amata del Cantico; mio non di possesso ma di appartenenza: il mio amato è mio e io sono per lui. Mio, come lo è il cuore e, senza, non sarei. Mio come il respiro e, senza, non vivrei. Tommaso, beati piuttosto quelli che non hanno visto e hanno creduto! Una beatitudine alla mia portata: io che tento di credere, io apprendista credente, non ho visto e non ho toccato mai nulla del corpo assente del Signore. I cristiani solo accettando di non vedere, non sapere, non toccare, possono accostarsi a quella alternativa totale, alla vita totalmente altra che nasce nel buio lucente di Pasqua.
(Letture: Atti 5,12-16; Salmo 117; Apocalisse 1,9-11.12-13.17-19; Giovanni 20,19-31)

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La preghiera dei fedeli

Celebrante

Col Vangelo di oggi si conclude, di fatto, la missione terrena di Gesù anche perché Giovanni include in questo primo incontro con i discepoli non solo il mandato alla evangelizzazione ”come il Padre ha mandato me, così io mando voi”, ma anche il dono dello Spirito Santo. Ed i discepoli che subito avevano gioito nel vedere il Signore rispondono con le  parole di Tommaso una settimana dopo: “Mio Signore e mio Dio”. Non c’è confessione di fede più alta in tutti i vangeli. Gesù è il Signore, Gesù è Dio. Ecco perché chi vede Gesù, vede il Padre (cf. Gv 14,9). Con lo stesso spirito dei discepoli rivolgiamo la nostra preghiera a Dio Padre, perchè la comunità cristiana, confermata nella fede, renda ragione della propria speranza   sia strumento di unità e fratellanza con tutti gli uomini.  Diciamo:R. Santifica nella verità e nell’amore  la tua Chiesa, o Padre.

Per tutto il popolo cristiano, convocato nel giorno del Signore, Pasqua della settimana, perchè manifesti la presenza di Gesù risorto con la gioia di vivere in uno stesso luogo e con lo stesso cuore in unità fraterna con tutti gli uomini, preghiamo.   R. Santifica nella verità e nell’amore la tua Chiesa, o Padre.

Per la nostra comunità, perchè cresca insieme ai fedeli di ogni religione, come vera famiglia di Dio testimoniante nella carità fraterna, preghiamo. R. Santifica nella verità e nell’amore la tua Chiesa, o Padre.

Per tutti coloro che vivono l'esperienza del dolore, perchè non si lascino vincere dallo sconforto, ma per la forza della fede e la solidarietà dei fratelli sentano Dio vicino a ciascuno di loro, preghiamo.   R. Santifica nella verità e nell’amore la tua Chiesa, o Padre.

Per il cristiano che dubita, per l'incredulo che vorrebbe credere, e per tutti coloro che cercano con amore la verità, perché illuminati dalla grazia riconoscano che ci sono percorsi diversi da perseguire senza fanatismi e senza ricorsi alla violenza per giungere a Dio, preghiamo.  R. Santifica nella verità e nell’amore la tua Chiesa, o Padre.

Per noi qui presenti, perché ci lasciamo evangelizzare con cuore docile, e diventiamo risonanza viva della Parola che salva, preghiamo.  R. Santifica nella verità e nell’amore la tua Chiesa, o Padre.

Celebrante. O Dio, nostro Padre, principio e fonte di ogni dono, lo Spirito del tuo figlio risorto ci introduca nella pienezza della verità pasquale e ispiri i gesti e le parole per testimoniarla nella realtà umana del nostro tempo in unità di intenti con tutti gli uomini di buona volontà. Per Cristo nostro Signore.   R. Amen.

File allegati: 
dall'11 11 18 al 10 2 19.pdf
Preghiera dei fedeli dal 17 febbraio al 24 marzo.pdf
Preghiera dei fedeli della IV di Quaresima.pdf

Media

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Questo Natale diffondi la sua luce
Il nome di Dio è Misericordia: l'intervento integrale di Roberto Benigni in Vaticano
Esperienze di vita buona del Vangelo. Abitare
La festa di San Bartolomeo del 24 agosto 2015
Auguri Pasqua 2015
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Ordinazione sacerdotale di don Gaetano Sardella

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