Salta al contenuto principale
  • Home
  • Il presepe sulla strada nel cuore di Lipari
  • Chi siamo
  • Orario S. Messe

Sezioni

  • Il Vangelo della domenica
  • Al cuore della nostra fede
    • Meditando sull'Avvento con San Bernardo, abate e San Carlo Boprromeo,vescovo
    • Il Papa all'udienza generale: essere vescovi non è onorificenza ma servizio
    • "24 ore per il Signore" dal 25 febbraio al 3 marzo nella Chiesa del Pozzo
    • "La gioia dell'amore": l'esortazione apostolica di Papa Francesco con le conclusioni del Sinodo sulla famiglia
    • "Novene antiche": superarle ma conservarne la memoria
    • "Sono misericordioso non malgrado ma proprio perché sono Dio" (Os 11,9)
    • 1 maggio :Una mattinata con Maria Madre dello Stupore
    • 1- 15 agosto - La Madonna Assunta a Serra
    • 12 maggio, IV Domenica di Pasqua: in cammino con Gesù
    • 13 febbraio 2020 1756° Anniversario della Traslazione delle reliquie di S: Bartolomeo
    • 15-24 agosto . San Bartolo
    • 17 aprile: il pellegrinaggio in Cattedrale, un raggio di luce sulla città
    • 2 giugno Ascensione del Signore
    • 23 giugno Solennità del Corpus Domini
    • 23-29 giugno - Festa di S.Pietro Apostolo
    • 26 maggio VI domenica di Pasqua: Signore dimora in noi
    • 3 aprile a Messina il "ritorno" del cammino di Santiago
    • 3 giugno Solennità del Corpus Domini. Celebrazione in Cattedrale ore 19
    • 5 maggio, III domenica di Pasqua : pasci le mie pecore.
    • 8 dicembre - Festa dell'Immacolata (la novena dal 26 novembre)
    • 9 marzo: 24 ore per il Signore al Pozzo
    • 9-15 settembre: settenario in onore di Maria SS.Addolorata
    • Ad un funerale per riflettere sulla fede e ...gli uomini
    • Anche a Lipari aperta la Porta Santa
    • Anche a Lipari la Scuola per la Formazione Teologica di Base
    • Arrivederci Padre Alfredo. Ci rivedremo nella beata speranza.
    • Celebrati e festeggiati i 112 anni dell'Istituto delle Suore francescane di Lipari
    • Celebrati i 110 anni dell'Istituto delle Suore francescane dell'Immacolata Concezione di Lipari
    • Che vuol dire Immacolata Concezione? Come si forma il dogma?
    • Chi era San Pietro? Per un approfondimento storico, teologico ecclesiologico.
    • Da venerdì 20 gennaio ore 18.20 a S. Pietro "SULLA RELIGIONE LIBERAMENTE"
    • Dal 10 febbraio inizia la Quaresima con la funzione dell'imposizione delle ceneri
    • Dal 30 aprile i festeggiamenti della Madonna di Pompei ai Cappuccini
    • Domenica 1 dicembre: delle lance faranno aratri
    • Domenica 1 marzo . Gesù affronta Satana e scoppiano scintille
    • Domenica 1 settembre: Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.
    • Domenica 11 agosto: non temere piccolo gregge, al Padre è piaciuto dare a voi il Regno
    • Domenica 12 gennaio: questi è mio figlio, l'amato.
    • Domenica 12 luglio: Il Seminatore
    • Domenica 13 ottobre: guarire e salvarsi.
    • Domenica 13 settembre: "Non sette ma settanta volte sette"
    • Domenica 14 luglio: "Chi è il mio prossimo"
    • Domenica 15 Dicembre: Beato colui che non trova in me motivo di scandalo
    • Domenica 15 settembre: tuo fratello era perduto ed è stato ritrovato
    • Domenica 16 agosto: La conversione di Gesù
    • Domenica 17 febbraio
    • Domenica 17 novembre: con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.
    • Domenica 18 agosto: io sono venuto a portare il fuoco non la quiete
    • Domenica 18 giugno. Solennità del Corpus Domini
    • Domenica 19 luglio: il tempo della pazienza mite
    • Domenica 2 febbraio:i miei occhi hanno visto la tua salvezza.
    • Domenica 20 ottobre:preghiera e fede
    • Domenica 20 settembre: don Roberto, un prete che lavorava per cominciare a costruire il Regno già su questa terra
    • Domenica 21 luglio: "La parte migliore"
    • Domenica 22 dicembre: fa, Signore, che accettiamo il Progetto di Dio
    • Domenica 22 settembre:Non potete servire Dio e la ricchezza.
    • Domenica 23 agosto (vigilia di S:Bartolomeo): Signore illuminaci
    • Domenica 23 febbraio: siate perfetti come il Padre vostro celeste.
    • Domenica 24 novembre: ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno
    • Domenica 25 agosto: i primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi
    • Domenica 27 ottobre: le preghiere del fariseo e del pubblicano
    • Domenica 27 settembre: I pubblicani e le prostitute ci precederanno nel Regno dei cieli
    • Domenica 28 luglio : "Chiedete e vi sarà dato"
    • Domenica 29 maggio Solennità del Corpus Domini
    • Domenica 29 settembre: se non hanno ascoltato Mosé e i profeti, ...
    • Domenica 3 marzo
    • Domenica 3 novembre: Oggi la salvezza è entrata in questa casa
    • Domenica 30 giugno: "Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti"
    • Domenica 4 agosto : guardati dalla cupidigia e condividi anche il poco che hai.
    • Domenica 4 ottobre: seguendo Francesco Salviamo la terra.
    • Domenica 6 ottobre: se aveste fede quanto un granello di senape...
    • Domenica 6 settembre: "Se due o tre sono riuniti nel mio nome io sono fra loro"
    • Domenica 7 luglio: "Signore manda operai per la tua messe"
    • Domenica 8 dicembre: "Avvenga per me secondo la tua parola".
    • Domenica 8 marzo : non abbiate paura
    • Domenica 8 settembre: come essere discepoli di Gesù
    • Domenica 9 agosto: Coraggio, non dubitare.
    • Domenica del Corpus Domini
    • Don Giuseppe Mirabito : Il vero significato dell'altare della Reposizione
    • E veni Maria 'Mmaculata
    • Facciamo memoria di San Bartolomeo
    • Fatima compie 100 anni: con Maria pellegrini nella fede!
    • Festa dell'Immacolata 29 novembre - 8 dicembre Chiesa di S. Antonio
    • Festa di S. Pietro Apostolo 24-29 giugno ( Il primato di Pietro)
    • Feste
    • Festeggiamenti in onore di San Bartolomeo (15-24 agosto)
    • Festività di Natale 2018 e capodanno 2019
    • Gli auguri di Papa Francesco: Messaggio di amore e di speranza per il Santo Natale 2014
    • I cristiani nel mondo. La lettera a Diogneto
    • I domenica di Quaresima
    • II domenica di Pasqua: la missione
    • II domenica di Quaresima: la Trasfigurazione
    • III Domenica di Quaresima: la Pazienza di Dio
    • Ieri a Portosalvo si è medtato sul dramma della croce fra Gesù e il Padre
    • Ieri all'Addolorata la quarta tappa della Via Crucis
    • Ieri in Cattedrale la "Cena del Signore" con l'istituzione dell'Eucarestia e la lavanda dei piedi
    • Il 24 giugno alle 18.30 in Cattedrale col Vescovo per ricordare le virtù eroiche di Florenzia
    • Il 27 novembre nella chiesa del Pozzo ricordata l'apparizione della Madonna della medaglia miracolosa
    • Il Cantico delle Creature di Francesco d'Assisi
    • Il Crocifisso e lo straniero. La riflessione di del teologo Severino Dianich
    • Il Diacono Bartolo Saltalamacchia con Papa Francesco durante una celebrazione
    • Il Regno di Dio fra vita eterna e vita quotidiana
    • Il Trattato della vera devozione della Santa Vergine di S. Luigi de Montfort
    • Il Vangelo di Domenica: Amare i propri nemici
    • Il culto di Santa Lucia
    • Il giorno dei Santi ed il guorno dei morti
    • Il mese di maggio e la devozione a Maria
    • Il mistero della S.S. Trinità
    • Il racconto di un sogno : un miracolo a Pirrera per intercessione di Madre Florenzia
    • In Memoria dei 141 anni della nascita di Florenzia
    • La Domenica delle Palme fra fede e tradizione
    • La Misericordia al Pozzo: "L'insegnamento evangelico è vita, è storia non precettistica"
    • La Pentecoste, il soffio dello Spirito
    • La Via Crucis in Parrocchia: tutti i venerdì alle 18 nella Chiesetta del Pozzo
    • La Via Matris a conclusione del settenario in onore dell'Addolorata
    • La nuova lettera apostolica di Francesco "Misericordia et misera"
    • La virtù della pazienza in madre Florenzia
    • La vita di Florenzia pozzo di spiritualità a cui attingere
    • Le Chiese di Sicilia da Cefalù verso Firenze
    • Le Suore promuovono tre giornate di spiritualità in memoria dei 143 anni dalla nascita di Florenzia
    • Le funzioni del Venerdì santo a Lipari e la discesa agli inferi del Signore
    • Le funzioni della Pasqua a Lipari
    • Le parrocchie festeggiano i 90 anni di Mons. Adornato doenica alla messa delle 9 in S.Pietro
    • Lipari accoglie il nuovo pastore Mons. Giovanni Accolla con taratella e palloncini
    • MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2018
    • Martedì 22 novembre Festa di S. Cecilia a S. Pietro
    • Martedì 3 marzo al Centro Giovanile incontro di preparazione al 5° Convegno Ecclesiale Nazionale
    • Matteo, un nostro parrocchiano, volontario in Ruanda
    • Migrazioni ed unioni civili: due frontiere della Misericordia?
    • Misericordiae Vultus BOLLA DI INDIZIONE DEL GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA
    • Mons. Giovanni Accolla nuovo arcivescovo della Diocesi. Il messaggio di saluto
    • Natale in Parrocchia. L'incarnazione di Gesù.
    • Nella menoria di Florenzia il 111° anniversario dell'Istituto delle Suore
    • Novena dell'Immacolata (29 novembre - 8 dicembre) e triduo di S.Lucia
    • Novena dell'Immacolata e triduo per Santa Lucia in Parrocchia
    • Papa Francesco ai Cardinali: attenti allequindici "malattie curiali"
    • Papa Francesco annunzia il Giubileo della misericordia
    • Pasqua 2018 - I riti della Settimana Santa
    • Pasqua 2019: celebrazioni e manifestazioni religiose
    • Pregare la Via Crucis in Parrocchia in questa Quaresima
    • Preghiamo con Francesco per la nostra terra
    • Primo Maggio con Maria Madre dello stupore
    • Riconosciute da Papa Francesco e dalla Chiesa le virtù eroiche di Madre Florenzia
    • Riflettendo a San Pietro sui misteri dell'Incarnazione e Resurrezione di Gesù
    • Sabato 7 gennaio nella Cattedrale di Messina inizia il ministero pastorale di S.Ecc. Mons. Giovanni Accolla
    • Sabato 9 maggio a San Pietro ore 18 S.Messa di suffraggio per i morti del Santamarina
    • San Giovanni Battista e la Chiesa di San Pietro in Lipari
    • Settenario dell'Addolorata 5-12 aprile 2019
    • Solennità della S.S. Trinità
    • Splendida liturgia per l'Immacolata nello splendore della Chiesa di S. Pietro restaurata
    • Storia ed evoluzione della devozione della Via Crucis
    • Sul Corso di Lipari è tornato il Presepe
    • Tre giorni di spiritualità in memoria della nascita di Florenzia
    • Un ciclo di incontri venerdì al pozzo : In cammino per la Misericordia
    • Un percorso di riflessione e meditazione sulla Misericordia
    • Un pomerigio alla Chiesa del pozzo per pregare e meditare la Via Crucis
    • Una Pasqua speciale in cammino con Cristo
    • Una via crucis per pregare e meditare
    • V Domenica di Quaresima: la Misericordia del Padre
    • V domenica di Quaresima: chi è senza peccato?
    • Vangelo del 15 agosto. Festività di Maria Assunta (Lc 1,39-56)
    • Venerdì 10 a Portosalvo alle 17.30 la seconda Via Crucis della Quaresima
    • Venerdì 8 aprile: Fin dove arriva la Misericordia di Dio?
    • Venerdì Santo : una occasione per riflettere sulla Croce e la salvezza eterna
    • «Aberrante uccidere in nome di Dio ma le religioni non si insultano»
    • «Così abbiamo maltrattato il pianeta» Il Papa: è l'ora di rallentare il passo
    • “Rendete ragione della speranza che è in voi”(1 Pt 3, 15)
    • In festa per i 145 anni dalla nascita di Madre Florenzia
    • 31 ottobre ed 1 novembre memoria della nascita dell'Istituto delle Suore
    • Venerdì 30 giugno Chiesa del Pozzo ore 18.30 ultimo incontro di Catechesi per adulti
    • “E voi chi dite che io sia?”. Incarnazione, Knosis di Dio e di Cristo, Natale.
    • Gli Eoliani e la devozione a San Bartolomeo nei secoli passati. Il terremoto del 1693
    • Mons. Benigno Papa nuovo amministratore apostolico della nostra Diocesi
  • La famiglia in discussione
  • Catechesi
  • Consiglio Pastorale
  • In dialogo con tutti
  • L'impegno della Caritas
  • Liturgia e manifestazioni religiose
  • L'angolo dei giovani
  • Domenica 10 novembre:Dio non è dei morti, ma dei viventi.
  • Domenica 21 giugno : "Non dovete avere paura"
  • Domenica 26 luglio: Una radicalità gioiosa
  • Domenica 28 giugno: La vita ed un bicchiere di acqua fresca.
  • Domenica 5 gennaio 2020: Vi do un comandamento nuovo.
  • Domenica 5 luglio: il Vangelo dei piccoli

Tu sei qui

Home » Al cuore della nostra fede

La virtù della pazienza in madre Florenzia

pubblicato da admin il Lun, 01/12/2015 - 09:03

La virtù della pazienza nell’era del digitale, dei rapporti effimeri, della cultura del tutto e subito è divenuta una risorsa sempre più rara ma anche più preziosa. Per questo c’è bisogno di esempi forti che insegnino come la pazienza ben lungi dal significare rinuncia e rassegnazione é una grande forza di trasformazione e di crescita. Madre Florenzia Profilio è stata e continua ad essere uno di questi esempi.

Premessa

 

Mi sono convinto, riflettendo sulla vita di Florenzia, che la virtù maggiore che ha connotato tutta la vita della Serva di Dio, dalla fanciullezza alla vecchiaia, sia stata la pazienza. La pazienza più dell’obbedienza. L’obbedienza era naturalmente uno dei tre voti, uno dei tre consigli evangelici, ma questa era così salda e spontanea senza apparire mai come costrizione perché era fondata sulla pazienza e la pazienza a sua volta era fondata sulla certezza incrollabile, senza dubbi e senza incertezze, che il suo progetto – dalla propria vocazione alla promozione dell’Istituto ed alla affermazione di questo – era voluto da Dio.  Una certezza che le derivava  dall’”ascolto della voce” maturato nella preghiera e nel silenzio.

Ma la pazienza è una virtù così importante? Più dell’obbedienza tanto da poterle fare da fondamento?  Ed è importante sotto l’aspetto umano o anche dal punto di vista della fede? Ed ha valore anche nel nostro tempo o è una virtù del passato che nell’era della comunicazione in tempo reale non ha più senso?

 

Attualità della pazienza

Non ho la pretesa di affrontare il problema a livello interdisciplinare. Per quando riguarda l’importanza della pazienza nella società moderna o post-moderna, come si usa dire, qualche mese fa ricordo di aver letto su “la Repubblica” un articolo del sociologo polacco Zygmunt Bauman[1] che sosteneva che viviamo un tempo in cui la pazienza si è estinta e desideriamo un mondo sempre più simile al caffè istantaneo ma, a suo avviso, applicare le regole di internet alla vita reale provocherebbe danni gravi sul piano etico e sociale. “Stiamo perdendo la pazienza – constata Bauman -, eppure i grandi risultati necessitano di grande pazienza. Il periodo di tempo in cui si è in grado  di tenere desta la soglia di attenzione, l’abilità a restare concentrati per un tempo prolungato – in definitiva, quindi, la perseveranza, la resistenza e la forza morale, caratteri distintivi della pazienza – sono in calo, e rapidamente”.

Questo influisce sulla disponibilità ad ascoltare e sulle facoltà di comprendere, sulla determinazione ad “andare al cuore della faccenda”, quindi provoca un continuo declino delle capacità di dialogare. “Strettamente connesso ai trend descritti è il danno inferto alla memoria, oggi sempre più spesso trasferita e affidata ai server, invece che immagazzinata nel cervello”.

Naturalmente non possono mancare i riflessi sulla natura stessa dei rapporti umani. “Allacciare e spezzare legami online è più comodo e meno imprudente che farlo offline. Non comporta obblighi a lungo termine, e tanto meno promesse del tipo ‘finché morte non ci separi, nella buona e nella cattiva sorte’; non esige un obbligo così prolungato e coscienzioso come esigono i legami offline. Certo questo è un effetto non ascrivibile solo al diffondersi del digitale ed anche ad un malinteso senso della libertà ma forse soprattutto a quella che viene definita la banalizzazione dell’esistenza con l’affermarsi di stili di vita superficiali non fondati su scelte di vita che investono le basi dell’esistenza.  Per quanto riguarda la libertà oggi essa viene spesso immaginata come l’assenza di legami, di vincoli, come possibilità di azzerare il passato rimuovendo tutto ciò in cui prima si viveva, e anzitutto le relazioni e gli impegni assunti,  e ricominciare tutto da un nuovo punto di partenza. Oggi la vita di coppia è divenuta fragile, la fedeltà difficile, il compatimento impossibile. Ma non è solo problema delle coppie ma di tutti i rapporti fondati sui sentimenti,  sulla fede, sui valori, sull’interiorità e quindi anche  le vocazioni, le amicizie.

Dai rapporti umani alla democrazia. “Al contrario delle aspettative abbastanza diffuse secondo le quali Internet rappresenterà un grande salto in avanti nella storia della democrazia e coinvolgerà noi tutti nel processo di dar forma al mondo che condividiamo, osserva Bauman che si vanno accumulando le prove per le quali Internet potrebbe servire anche a perpetuare e a rafforzare conflitti e antagonismi”.

Naturalmente i sociologi lavorano sulle linee di tendenza e sono portati ad accentuare i contorni degli scenari che vanno prefigurando. Es è lo stesso Bauman a metterci sull’avviso affermando che è  prematuro valutare gli effetti aggregati di un cambiamento-spartiacque fra mondo online e mondo offline, così determinante nella condizione umana e nella storia culturale. Ma subito dopo aggiunge che “a conti fatti, d’ora in poi, faremo bene a tenere d’occhio da vicino le conseguenze della spaccatura online/offline”.

E faremo bene  quindi a coltivare quella virtù della pazienza che è alla base di quella cultura del dialogo, della responsabilità, dell’affidamento reciproco, della fedeltà, ecc. che hanno garantito forme di convivenza fondate sul rispetto reciproco che hanno consentito di risolvere gravi problemi umani e sociali. Di fronte a tutte le trasformazioni tecnologiche, sociali e politiche vagheggiate o temute la pazienza si è dimostrata come la vera forza rivoluzionaria di cui l’uomo dispone.

 

La pazienza di Dio

Ma se la pazienza a livello umano e sociale è così influente che ci dice la teologia e quindi la fede? “La virtù dell’anima che chiamiamo pazienza – osserva Sant’Agostino - è un dono di Dio così grande che noi parliamo di pazienza anche riferendoci a colui che a noi la dona; e vi intendiamo la tolleranza con cui egli aspetta che i cattivi si ravvedano. È vero infatti che il nome "pazienza" deriva da patire, ma pur essendo vero che Dio non può in alcun modo patire, tuttavia noi per fede crediamo, e confessiamo per ottenere la salvezza, che Dio è paziente”[2] .

Ed il monaco Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, spiega che noi sappiamo fin dall’Antico testamento  che Dio è paziente. Dio lo afferma a Mosè quando lo incontra sul monte Sinai per dargli le tavole della legge: “ Io sono il Signore, il Dio misericordioso e clemente, sono paziente sempre ben disposto e fedele” (Esodo 34,6). L’espressione che sentiamo tornare di frequente per indicare la pazienza di Dio nell’Antico Testamento, è “lento all’ira”[3].

 

La pazienza del Figlio

La pazienza del Padre si traduce nella pazienza del Figlio. C’è una parabola che dà la misura e la natura di questa pazienza ed è la parabola della remissione dei debiti ( Matteo 18,23 e ss.). Il padrone accoglie la preghiera del servo che chiede pazienza perché non può pagare i  propri debiti ma lo punisce duramente quando vede che questi non si comporta, con altrettanta misericordia, verso i propri debitori.

La pazienza di Gesù è scandita da quella che il Vangelo chiama “la sua ora”. Osserva il teologo José Maria Cabodevilla che Gesù vivrà sempre dipendente da quella “ sua ora, tante volte da lui stesso menzionata (Mt 26, 45; Lc l4, 35.41; Gv 12,27; 17,1...)… Non ha alcun potere su quell'ora e nemmeno la conosce (Mc 13, 32). Conoscerla avrebbe significato una forma di potere su di essa, una anticipata notizia relativa agli occulti disegni del Dio dell'Esodo e ciò avrebbe reso psicologicamente impossibile una normale vivibilità umana del tempo…. Ogni uomo ha la sua ora e davanti ad essa dovrà osservare un comportamento simile: «Abbiate pazienza finché arriverà il giorno del Signore» (Gc 5, 7). Come qualsiasi altra virtù cristiana, la nostra pazienza si può solo intendere come imitazione e sequela di Cristo. Non ha niente dell’imperturbabilità e dello stoicismo agnostico[4].

La pazienza di Dio trova  la sua espressione più pregnante nella passione e croce di Gesù: lì la dissimmetria fra il Dio che pazienta e si spoglia di tutto per farsi prossimo all’uomo e l’umanità peccatrice si amplia a dismisura nella passione di amore e di sofferenza di Dio nel Figlio Gesù Cristo crocifisso. Da allora la pazienza, come virtù cristiana, è un dono dello Spirito  elargito dal Crocifisso-Risorto, e si configura come partecipazione alle energie che provengono dall’evento pasquale. Mentre l’egoismo umano produce immoralità, corruzione e vizio, idolatria, magia, odio, litigi, gelosie, ire, intrighi, divisioni, invidie, ubriachezze, orge ed altre cose di questo genere, lo Spirito produce amore, gioia, pace, comprensione, cordialità, bontà, fedeltà, mansuetudine, dominio di sé (Galati 5,22).

Ed ai primi cristiani che si lamentavano che il ritorno del Signore sembrava tardare Pietro ricordava che per il Signore un giorno sono come mille anni e mille anni come un giorno. «Il Signore non ritarda nell’adempire la promessa [...], ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti giungano a conversione» (2 Pietro 3,9). E  Giovanni, rifacendosi direttamente al Maestro,  aggiungeva: «Se rimarrete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8, 31-32) .

Proprio commentando queste parole, Cipriano di Cartagine, vescovo e martire, osserva:  “ammessi alla speranza della verità e della libertà, possiamo davvero arrivare alla verità e alla libertà. Il fatto stesso di essere cristiani è questione di fede e di speranza; ma perché la speranza e la fede possano arrivare a portare frutto, è necessaria la pazienza”[5].

 San Paolo parlando della carità, unisce ad essa anche la sopportazione e la pazienza. «La carità, dice, è paziente; è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, ... non si adira non tiene conto del male ricevuto. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1 Cor 13, 4-5). Egli ci fa vedere così che essa può perseverare tenacemente per il fatto che sa sopportare tutto.

Ancora San Paolo nella lettera ai Romani ci ricorda che la sofferenza produce perseveranza e la perseveranza ci rende forti nella prova, e questa forza ci apre alla speranza. (5,4). A questo proposito il teologo Cabodevilla ci fa rilevare che apparentemente sembra che debba essere la speranza a generare la pazienza poiché solitamente è la speranza che ci incita ad essere pazienti. Ma la parola dell'apostolo contiene una verità più profonda, e cioè che solo con la pazienza si costruisce la speranza in quanto virtù, come nell'amore coniugale, che necessita del tempo e delle difficoltà inerenti al tempo, per essere qualcosa di più di un innamoramento passeggero. Il superamento di queste difficoltà genera la pazienza, rende ardua la nostra speranza, la consolida e la rivaluta fino a giungere a «sperare contro ogni speranza» (Rm 4,18). Pratica questa non meno dura, non meno paziente, di quella di credere contro ogni evidenza, di amare il nemico come noi stessi[6].

Ancora Enzo Bianchi fa osservare che, per il cristiano, la pazienza è coestensiva alla fede. Sia intesa come perseveranza, cioè come fede che dura nel tempo, sia come arte di accettare e vivere l’incompiutezza che rende capaci di guardare e sentire in grande. Questo secondo aspetto dice come la pazienza sia necessariamente umile: essa porta l’uomo a riconoscere la propria personale incompiutezza, e diventa pazienza verso se stessi; essa riconosce l’incompiutezza e la fragilità delle relazioni con gli altri, strutturandosi così come pazienza nei confronti degli altri; confessa l’incompiutezza del disegno divino di salvezza, configurandosi come speranza, invocazione e attesa di salvezza. La pazienza è la virtù di una chiesa che attende il Signore, che vive responsabilmente il non ancora senza anticipare la fine e senza ergere se stessa a fine del disegno di Dio[7].

Abbiamo parlato di pazienza nei confronti degli altri. Ne abbiamo parlato sopra a proposito delle relazioni umane nell’epoca del digitale e della banalizzazione degli stili di vita. Lo riprendiamo ora per le sue implicazioni religiose.  La pazienza è attenzione al tempo dell’altro, nella piena coscienza che il tempo lo si vive al plurale, con gli altri, facendone un evento di relazione, di incontro, di amore. Il pazientare, cioè l’assumere come determinante nella propria esistenza il tempo dell’altro (di Dio e dell’altro uomo), è infatti opera dell’amore. «L’amore pazienta», dice Paolo (1 Corinti 13,4). E la misura e il criterio della pazienza del credente non possono risiedere, in ultima istanza, che nella «pazienza di Cristo»(2 Tessalonicesi 3,5).

Ecco perché spesso la pazienza è stata definita dai Padri della chiesa come la summa virtus (cfr. Tertulliano, De patientia 1,7): essa è essenziale alla fede, alla speranza e alla carità. Innestata nella fede in Cristo, la pazienza diviene «forza nei confronti di se stessi» (Tommaso d’Aquino), capacità di non disperare, di non lasciarsi abbattere nelle tribolazioni e nelle difficoltà, diviene perseveranza, capacità di rimanere e durare nel tempo senza snaturare la propria verità, e diviene anche capacità di sup-portare gli altri, di sostenere gli altri e la loro storia. Nulla di eroico in questa operazione spirituale, ma solo la fede di essere a propria volta sostenuti dalle braccia del Cristo stese sulla croce.

In questa difficile opera il credente è sorretto da una promessa: «Chi persevera fino alla fine sarà salvato» (Matteo 10,22; 24, 13). Promessa che non va intesa semplicemente come un rimanere saldi in una professione di fede, ma come un mettere in pratica la pazienza e l’attiva sopportazione tanto nei rapporti intra-ecclesiali, intra-comunitari («sopportatevi a vicenda», Colossesi 3,13), quanto nei rapporti della comunità cristiana ad extra, con tutti gli altri uomini («siate pazienti con tutti», 1Tessalonicesi 5,14). La pazienza diviene così una categoria che interpella la struttura interna della comunità cristiana e il suo assetto nel mondo, in mezzo agli altri uomini, ai non credenti. E mentre interpella, inquieta.

C’è ancora un aspetto della pazienza su cui vorrei soffermarmi perché ha a che fare con la perfetta letizia e la capacità, di fronte anche a forti tribolazioni di mettere al centro dell’attenzione Dio e non noi stessi. Molto spesso, infatti, a noi sembra che Dio non premi la nostra pazienza. Sebbene Gesù abbia detto “Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato” e ancora “Io sono la vite, voi i tralci, se rimarrete legati a me darete molti frutti e tutto ciò che chiederete radicati nelle mie parole, lo otterrete” ci sembra che le nostre richieste rimangano inascoltate. Le riproponiamo con frequenza ma senza risultato. E così ci chiediamo “Fino a quando deve prolungarsi la nostra preghiera perché Dio la ascolti?”. Forse,  ci suggerisce il teologo Cabodevilla, bisognerebbe porsi diversamente il problema. Non  quale sia il tempo di Dio per accogliere le nostre suppliche, ma quale è il tempo nostro finché non scopriamo e accogliamo e accettiamo la volontà di Dio. Lungo tutto il percorso della nostra  preghiera infruttuosa è stato Dio a dimostrarsi paziente alla sordità di un'anima che a forza di parlare, si rendeva incapace di udire. Infatti la comunione di più volontà alla quale tende ogni vera preghiera deve realizzarsi verso l'alto e non verso il basso. Dio esaudirà tutte le sue promesse, ma non è tenuto a soddisfare tutti i nostri desideri. Mai dà una pietra a chi gli chiede un pane, ma neanche dà un coltello al bambino che gli chiede un coltello oppure non intende sacrificare un disegno più grande di quello che chiediamo. Se l'uomo, invece di lamentarsi che Dio non lo ascolta, si immergesse nel silenzio per ascoltare Dio, finirebbe per capire e il suo cuore potrebbe così evolvere dal desiderio all'annientamento, dall'esigenza fino al distacco, dall'impazienza fino alla pazienza.

Infine ancora una considerazione. La pazienza cristiana non ha niente di quelle passività tipiche di tante pazienze umane per cui sarebbe meglio parlare di rassegnazione. La pazienza cristiana non è rassegnazione a qualcosa ma abbandono a qualcuno. Più che sperare in qualcosa noi speriamo in qualcuno.

La pazienza di Florenzia[8]

Abbiamo già detto che la pazienza fu una virtù che accompagnò Florenzia tutta la vita dalla fanciullezza sino alla vecchiaia. Ora, alla luce delle considerazioni fatte, possiamo dire che la pazienza di Florenzia fu una pazienza radicata nella fede ed alimentata dalla fede.  Fu il fondamento della sua spiritualità ed a questa spiritualità si alimentò. Se vogliamo partire dall’ultima considerazione che abbiamo fatta e cioè che la pazienza cristiana non è rassegnazione ma abbandono a qualcuno scopriamo che essa si addice a Florenzia pienamente e rimanda al suo affidamento pieno, completo, senza misura a Gesù. Ma se ripercorriamo tutto il ragionamento che abbiamo fatto ci accorgiamo come ogni singolo passaggio si addice pienamente a Florenzia come l’attesa paziente dell’ora , l’attenzione ai tempi degli altri, l’anteporre la volontà di Dio alla nostra supplica, ecc. Certo lungo il corso della vita della Madre questa pazienza è venuta approfondendosi, ha fatto i conti con un temperamento che in gioventù era un po’ impulsivo, impaziente e quindi è arrivata a raggiungere il pieno controllo del proprio carattere. Ma anche questo è un merito della Serva di Dio ed in qualche modo una anticipazione dell’urgente bisogno che abbiamo oggi di formarci alla pazienza. Ella infatti ha compreso che la pazienza non era sì un dono da chiedere nella preghiera ma, ancora prima, un valore da costruire attraverso l’autoformazione e il controllo di sé e che quante maggiori erano le avversità da affrontare tanto più doveva confidare nella pazienza.

Se vogliamo seguire questo cammino lungo i molti problemi che,  Giovanna prima e Florenzia dopo, incontra potremmo articolare la sua vita in tre periodi tutti scanditi dal tema della pazienza.  La pazienza per realizzare la sua vocazione di  suora, prima a Lipari e poi negli Usa, che potremmo chiamare la pazienza della semina. La pazienza nel realizzare e consolidare il suo istituto, alle prese prima con l’apertura della casa a Lipari, poi con la carenza di vocazioni, e quindi con i pregiudizi dei superiori ed i contrasti che ne derivavano. Una pazienza che potremmo chiamare delle prove alle prese con le difficoltà. Infine la pazienza del raccolto e cioè l’attenzione ad accompagnare lo sviluppo dell’istituto dai piccoli paesi di provincia alle città, all’apertura della casa generalizia a Roma, alla missione in America latina.

Parlando di pazienza della semina e del raccolto viene in mente San Giacomo. “Guardate l'agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d'autunno e le piogge di primavera” (Gc.5,7).

Per Giovanna anche il periodo della semina non fu privo di problemi. Fin da bambina mostrò subito una spiccata attitudine alla preghiera ed al silenzio. Passava lunghe ore dinnanzi all’immagine della Madonna degli angeli e spesso mamma Nunziata doveva mandarla a chiamare e la sgridava perché trascurava gli impegni di casa fra cui vi era la cura dei fratellini più piccoli. Il silenzio e la preghiera la portarono nel giorno della prima comunione a sentire la voce di Gesù. Non se ne meravigliò ed anzi lo confidò alla sorella più grande che le consigliò di tenere questo segreto per sé se non voleva essere presa per matta.

La pazienza della semina

Giovanna non ne parla più ma continua sentire nel cuore e nelle orecchie la voce di Gesù e della Madonna. A 17 anni confida alla madre che vuole farsi suora. Mamma Nunziata non ne vuole nemmeno sentire parlare. Non è il momento, con la malattia del padre che si protrae ormai da anni e lo rende invalido, c’è bisogno del lavoro di tutti. Giovanna china la testa ma fa nel suo cuore una scelta di vita: se non potrà andare in convento e farsi suora, allora vivrà in casa come una suora abolendo dalle sue consuetudini anche il più innocente atteggiamento mondano: le festicciole con gli amici e parenti, le passeggiate con le amiche, e da ragazza giuliva e gioiosa diventa riservata e schiva. Già da tempo si era dedicata a curare il papà infermo, ora aumenta il suo impegno e se fino allora la madre si era riservata le cure più intime per rispettare il pudore di Giovanna, ora Giovanna non accetta più limitazioni. Se deve curare suo padre come farebbe una suora deve poter fare tutto quello che fanno le suore in ospedale, senza scrupoli e falsi pudori.

Giovanna torna a riparlare della sua intenzione di farsi suora alla morte del padre quando mamma Nunziata annunzia che sono costretti ad andare a New York dove suo fratello garantisce che troverà  un lavoro a Giovanna ed i suoi fratelli  grandicelli Angelina, Nunziatina, Peppino e Maria mentre Antonino rimarrà a studiare in seminario.

“Perché non posso rimanere anch’io e farmi suora?”, chiede Giovanna. “Perché i risparmi che abbiamo – risponde mamma Nunziata – bastono solo per gli studi di Antonino e non ce ne sono per la tua dote. E poi, questo viaggio costa e costa anche il soggiorno a New York. Lo zio anticipa tutto ma poi bisogna rimborsarlo e questo sarà possibile con gli sforzi di ciascuno di noi. Giovanna, non è questo il momento”. Ed ancora una volta Giovanna china la testa.

Ma a testimoniare che la sua non è rassegnazione ma affidamento alla volontà di Dio, lo dimostra il fatto che il viaggio negli Stati Unità darà i suoi frutti. Infatti è grazie al terribile viaggio in nave ed all’incontro con i frati di Sant’Antonio in Sullivan Street che la vocazione di Giovanna si precisa come vocazione francescana. E proprio a Sant’Antonio Giovanna incontrerà in padre Daniele, una valida guida spirituale, che saprà consigliarla quando, a quasi tre anni dall’arrivo a New York, constatando che tutti i debiti con lo zio erano stati saldati e che ormai aveva compiuto ventisei anni, decide di riproporre con forza la richiesta di farsi suora. Ancora una volta la risposta di mamma Nunziata è negativa. “Solo ora, finalmente abbiamo un po’ di respiro e tu vuoi andartene? Non se ne parla proprio”. Ma questa volta Giovanna non è sola a decidere. Le viene in soccorso a confortarla la “sua voce” e padre Daniele, dopo averle chiesto di fare un ultimo tentativo che sarà ancora infruttuoso, decide di aiutarla. Finalmente anche per Giovanna è giunta la “sua ora”, l’ora di realizzare il suo sogno. E così Giovanna va alla casa delle novizie ad Allegany dalle Franciscan sisters che avevano un convento vicino alla chiesa di Sant’Antonio ed a metà luglio del 1899 vestirà l’abito francescano ed assumerà il nome di Maria Florenzia.

La pazienza dinnanzi alle prove

Superato il periodo della semina si apre per Florenzia un lungo periodo in cui la sua pazienza è messa alla prova e spesso si tratta di prove dure. La prima prova deve superarla negli Stati Uniti a Pittsburg dove è stata inviata con altre compagne per aprire un centro di assistenza sociale e spirituale per gli immigrati italiani. L’esperimento fallisce, non certo per colpa di Florenzia, e lei si trova nella delicata situazione di ricominciare tutto da capo e dover rifare il noviziato. In questo frangente si pone il problema di rientrare a Lipari dove è tornata la sua famiglia. Ma non è questo che la convince a rientrare. Florenzia torna a Lipari perché lì la chiama il vescovo di Lipari che vuole che si occupi delle ragazze madri e dei bambini abbandonati realizzando per loro un istituto. Ma proprio l’apertura di questo istituto sarà una prova durissima. La diocesi non può aiutarla e deve fare tutto da sola ma finalmente col sostegno della famiglia. Deve trovare una sede, deve arredarla, deve cercare delle novizie che accettino di condividere con lei l’esperienza, deve prendere contatto a Roma con il Ministro generale dei Frati minori per ottenere l’aggregazione all’ordine. Il vescovo di Lipari, Mons. Raiti la sostiene ma non può fare molto per non ingelosire le suore di Carità che sono a Lipari dal 1886 e si dedicano alla formazione delle ragazze delle famiglie borghesi.

Finalmente l’1 novembre del 1905, circa dieci mesi dopo il suo rientro a Lipari, nasce l’Istituto ma questo non risolve tutti i problemi. Anzi…Intanto mons. Raiti, che l’aveva richiamata a Lipari, lascia la diocesi per diventare vescovo di Trapani e dopo di lui i successori si susseguiranno con una certa rapidità fino a quando nel 1921 arriverà come amministratore apostolico mons. Salvatore Ballo Guercio che si rivelerà particolarmente ostile nei confronti di Florenzia e verso il suo Istituto. Mons. Guercio, che ritiene Florenzia non all’altezza del suo compito, vorrebbe che confluisse con le sue compagne in una congregazione più radicata e consistente e al suo rifiuto farà quanto è in suo potere per rendergli il cammino difficile. Tenterà inutilmente di non farla eleggere superiora, non riconoscerà la casa del noviziato ad Acireale e bloccherà le professioni di fede e le vestizioni. Saranno anni terribili nei quali ai problemi dell’Istituto si sommano i dolori e le sofferenze per la morte di una bambina, Linuccia, che le suore avevano cresciuto perché rimasta orfana durante il terremoto di Messina, quindi i suoi problemi di salute per le forti tensioni a cui il suo fisico era stato sottoposto, infine lo scandalo per l’abbandono di una suora.

Possiamo dire che solo col 1928 – ventitré anni dalla costituzione -  il periodo delle prove può dirsi superato e l’Istituto entra in una fase nuova  che abbiamo chiamato del raccolto.

La pazienza del raccolto

Fino a quel momento l’Istituto aveva vissuto in maniera stentata aprendo sedi nei piccoli paesi della provincia dove  le suore insegnavano alle ragazze per lo più taglio e cucito ed aiutavano le parrocchie nella liturgia e nel catechismo. Ora Florenzia può pensare alle grandi città della Sicilia dove oltre alle povertà materiali crescono altre povertà che colpiscono l’animo e lo spirito delle persone e così nascono le case di Trapani, Catania ed infine Palermo.  Povertà che sono accresciute dalla guerra mondiale con i bombardamenti, il mercato nero, gli sfollamenti. E quando la guerra finisce, il giorno stesso dell’armistizio, Florenzia, che ha ormai settant’anni e la salute malferma, con due suore parte per Roma, traversando un’Italia dalle ferrovie distrutte, dalle strade e ponti dissestati, per andare ad aprire a Roma la Casa generalizia che ha sempre sognato e senza la quale teme che il suo Istituto rimarrà sempre di diritto diocesano mentre lei vuole che diventi di diritto pontificio. Partono il 22 maggio 1945 e dopo due giorni e due notti di passione giungono in una Roma devastata, rifugio di sbandati, alle prese con una grave crisi degli alloggi.  Cercano due cose: l’autorizzazione del Vicariato ad aprire una casa in città, un edificio che possa diventare la loro casa generalizia. Un obiettivo più difficile dell’altro perché il Vicariato è diffidente con le congregazioni siciliane che cercano una sede a Roma giudicandole affette di familismo e perché, come abbiamo detto, a Roma, in seguito ai bombardamenti ed alle vicissitudini di “città aperta” alle prese oltre che con la guerra fra americani e tedeschi anche con la guerra civile fra gli italiani, trovare un alloggio libero è praticamente impossibile. Eppure il 30 giugno a cinque settimane dall’arrivo le nostre suore hanno il contratto di un edificio e l’autorizzazione del Vicariato. Un vero e proprio miracolo. Un miracolo della fede e della pazienza.

Ora forse Florenzia potrebbe riposare tranquilla anche se le vicissitudini non mancano come l’infedeltà di una suora che crea molto imbarazzo. Ma c’è ancora una tappa da compiere prima che il raccolto sia completo. E’ una tappa importante a cui Florenzia ha spesso pensato ma che solo ora le si presenta concretamente. La tappa delle missioni. E alla fine di maggio del 1953 suona al cancello di via delle Benedettine un cappuccino missionario in Brasile, Padre Oderico, e, per il suo tramite,  prende il via questa nuova avventura. E’ una esperienza che richiede a Florenzia più pazienza del solito perché ormai ha ottant’anni e non può pensare di  andare lei in America Latina; perché il Brasile è lontano e la corrispondenza impiega settimane fra una lettera e la risposta, settimane che lei trascorre in trepidazione; perché è un mondo con cui si ha poca dimestichezza con una lingua diversa, costumi diversi, stagioni e clima diversi. Ma ormai Florenzia è maestra di pazienza e può raccomandarla alle proprie figlie. Probabilmente ripete a se stessa quanto scriveva Santa Teresa di Lisieux, la sua santa del cuore, come un’amica per lei: “Nulla ti turbi, nulla ti sgomenti, chi ha Dio nulla gli manca, con la pazienza tutto si acquista”. E questa massima di Teresa è divenuta anche sua e la ripete spesso alle sue figlie “Vi sentite sole? Ma quando avete Gesù nel tabernacolo della cappella, avete tutto”.
 

Conclusione

Vorrei concludere queste considerazioni sulla pazienza di Florenzia con due riflessioni legate proprio al fatto che ad aprile si riapre la causa di canonizzazione della Serva di Dio. Essere santi vuol dire che il cristiano ha testimoniato la sua fede in modo eroico. Se la pazienza è la virtù principale di Florenzia possiamo dire che lei l’ha esercitata in modo eroico? Mi vengono in soccorso due massime che mi pare rispondano in pieno alla domanda. La prima è di Papa Gregorio Magno: “Noi possiamo essere martiri – osserva il grande pontefice -  anche senza gli strumenti del martirio, se siamo pazienti” . La seconda è di Giacomo Leopardi: “La pazienza è la più eroica delle virtù, giusto perché non ha nessuna apparenza d’eroico”. Se la pazienza è una forma di martirio e di eroismo allora Florenzia li ha vissuti in pienezza.

La seconda considerazione riguarda il miracolo che di prassi la Chiesa richiede per riconoscere la santità ( anche se non sempre l’ha ritenuto necessario). Anche noi chiediamo che il Signore, affinché Florenzia venga riconosciuta santa, permetta dei miracoli legati alla sua intercessione ma ci viene da pensare che se leggiamo attentamente la vita di Florenzia proprio la sua vita è un miracolo. Un miracolo  di pazienza che le ha permesso di ottenere risultati eccezionali.

 

                                                                                         Michele Giacomantonio

 

[1] Zygmunt Bauman, La nostra vita “digitale”, la Repubblica del   25 giugno 2014. Si veda anche Pier Cesare Rivoltella, UCSC, Comunicare al tempo dei media digitali: spazio tempo e relazione, PDF su internet. Mons. Claudio Maria Celli, Cercare la verità per condividerla, in www.ciberteologia.it.

 

[2] Sant’Agostino, La pazienza, in www.augustinus.it/italiano/pazienza/index2.htm.

[3] Enzo Bianchi, Le parole della spiritualità. Pazienza, in www.donboscoland.it .

[4] José Maria Cabodevilla, Meditazione sulla pazienza, www.collevalenza.it.

[5] San Cipriano da Cartagine, De bono patientiae .I vantaggi della pazienza, 13.

[6] J.M.Cabodevilla, idem.

[7] E.Bianchi, idem

[8][8] I riferimenti a Madre Florenzia sono tratti dal mio libro Florenzia che ha svegliato l’aurora, Edizioni San Paolo, 2009.

i dove la virtù della pazienza è stata vissuta sino all’eroismo.

Media

Non è un film - Fiorella Mannoia
Questo Natale diffondi la sua luce
Il nome di Dio è Misericordia: l'intervento integrale di Roberto Benigni in Vaticano
Esperienze di vita buona del Vangelo. Abitare
La festa di San Bartolomeo del 24 agosto 2015
Auguri Pasqua 2015
Il presepe sulla strada nel cuore di Lipari
Ordinazione sacerdotale di don Gaetano Sardella

Accesso utente

  • Crea nuovo profilo
  • Richiedi nuova password
Theme provided by Danetsoft under GPL license from Danang Probo Sayekti